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Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica
Federparchi

Anguilla anguilla


Non ApplicabileCarente di DatiMinor PreoccupazioneQuasi MinacciataVulnerabileIn PericoloCREstinta nella RegioneEstinta in Ambiente SelvaticoEstinta

Tassonomia

RegnoPhylumClasseOrdineFamiglia
ANIMALIACHORDATAOSTEICHTHYESANGUILLIFORMESANGUILLIDAE

Nome scientificoAnguilla anguilla
Descrittore(Linnaeus, 1758)
Nome comuneANGUILLA
Note tassonomicheL'Anguilla Europea è una specie ittica migratoria catadroma il cui ciclo biologico è considerato unico in relazione alla natura e all'ampiezza delle migrazioni legate alla riproduzione, e al fatto che tutti gli individui della specie costituiscono un'unica popolazione potenzialmente interfeconda (van Ginneken & Maes, 2005, Dannewitz et al., 2005, Palm, et al., 2009). Oggi, grazie a numerosi studi genetici, l'ipotesi della panmissia è universalmente accettata, e include le anguille di origine Mediterranea. Pujolar et al., 2009, hanno evidenziato una notevole omogeneità nella composizione genetica di ceche provenienti da siti italiani, in confronto a siti sul versante Atlantico, sulla base dei loci EST-linked dei microsatelliti.

Informazioni sulla valutazione

Categoria e criteri
della Lista Rossa
In Pericolo Critico (CR) A2abcde
Anno di pubblicazione 2013
AutoriEleonora Ciccotti, Fabrizio Capoccioni, Lorenzo Tancioni
RevisoriUZI
CompilatoriCarlo Rondinini, Alessia Battistoni, Valentina Peronace, Corrado Teofili
RazionaleSi ritiene che la specie Anguilla anguilla debba essere valutata In Pericolo Critico (CR), sulla base delle evidenze di forte declino degli stock locali e della drastica contrazione del reclutamento che è evidenziata da ormai oltre 30 anni.
E' ormai chiarito che le minacce per la specie sono molteplici, e comprendono diversi impatti di origine antropogenica sugli ecosistemi delle acque continentali che, in modo analogo a quello che è accaduto per altre specie ittiche diadrome, si ripercuotono sugli stadi del ciclo vitale dell'anguilla che si svolgono in questi sistemi (intera fase di accrescimento dallo stadio giovanile, detto cieca, a quello adulto, denominato argentina). La possibilità di effetti a livello oceanico sulla riproduzione e sullo stadio larvale non fanno che rinforzare la necessità di un approccio precauzionale.

Il declino demografico della specie rilevato non sembra aver comportato un declino genetico così drastico. Simulazioni di scenari futuri evidenzierebbero che un forte sfruttamento delle popolazioni in mare possono generare una perdita di variabilità genetica. Sebbene le pressioni di origine antropica hanno ridotto la consistenza degli stock nei sistemi continentali, l'osservazione di una popolazione geneticamente efficiente (calcolata attraverso una simulazione a partire da dati di tipo genetico sui micro satelliti EST-linked, Ne = 3.000–12.000 individui) suggerirebbe che il drastico declino non è legato esclusivamente ad una riduzione dell'abbondanza dello stock di riproduttori ma, piuttosto, a diverse cause (es. sovra pesca, inquinamento e/o parassitosi) che potrebbero aver influenzato negativamente lo stock dei riproduttori, non più in grado di produrre uova di buona qualità.

Inoltre, la peculiarità del ciclo biologico della specie, così lungo (12 anni per diverse popolazioni locali italiane) e articolato, la panmissia, e il fatto che la specie sia di fatto una specie marina condivisa tra molti Stati impone che si proceda per questa specie ad una valutazione a livello dello stock globale, in quanto valutazioni a livello degli stock locali potrebbero avere una valenza limitata. L'iter per una gestione condivisa è iniziato con l'applicazione del regolamento 1100/2007, e le prime tappe del processo di stock assessment sono in corso. E' dunque assolutamente necessario attendere i risultati di tali azioni e ulteriori evidenze scientifiche riguardo la dimensione dello stock e l'eventuale ripresa del reclutamento, prima di riconsiderare un abbassamento della categoria di pericolo di estinzione della specie.

Areale Geografico

DistribuzioneL'anguilla è diffusa in tutto il continente europeo e nei Paesi del bacino Mediterraneo. La sua distribuzione è una diretta conseguenza del gioco delle correnti, responsabili del trasporto delle larve (leptocefali) attraverso l'Oceano Atlantico (Tesch 2003). Si ritrova dai Paesi Scandinavi e dall'Islanda fino alle coste mediterranee del Nord Africa e del Medio Oriente, e sul versante Atlantico del Marocco, comprese le isole Azzorre. In Italia è presente in tutte le acque dolci e salmastre della penisola. Per quanto riguarda il limite orientale dell'areale di distribuzione, la regione intorno al Mar Nero costituisce l'estremo limite dell'areale geografico originario della specie, come è stato definitivamente stabilito nel 2007 in seguito ad una consultazione di esperti (ICES 2008). La presenza dell'anguilla nei sistemi fluviali connessi al Mar Nero e nel bacino del Danubio, così come nei laghi della Russia centrale è da considerarsi sporadica (ICES 2008), ed è dovuta ai ripopolamenti, che vengono effettuati sin dalla fine del 1800 (Tesch 2003).

Popolazione

PopolazioneIl quadro generale sullo stato dello stock di anguilla e sulle produzioni della pesca è quello di una diminuzione notevole del reclutamento, diffusa in tutta Europa, (Dekker 1999, ICES 2001, 2006, Feunteun 2002, Moriarty e Dekker 1997) e di ridotte produzioni di anguille adulte (Dekker 1999, ICES 1999, 2001, 2002), evidenziate sia da dati di pesca che da verifiche scientifiche. La contrazione del reclutamento è documentata a partire dagli anni 80, grazie a serie storiche di dati di monitoraggio da tutta l'Europa, condotti con diverse metodologie (Moriarty e Dekker 1997, Dekker 2002b), alcune delle quali coincidono con un monitoraggio della pesca professionale o di altri dati di tipo commerciale, alcune parzialmente basati sulla pesca, e altre ancora su osservazioni indipendenti dalla pesca. Tutte le serie evidenziano un vistoso e prolungato declino del reclutamento diffuso in tutto il continente, (Moriarty e Dekker 1997). Stime risalenti alla fine degli anni '90 (Moriarty, 1996) quantificavano in 920 t circa la cattura totale di ceche in Europa, stime più recenti non sono disponibili, ma considerando che i grandi estuari francesi del Golfo di Biscaglia (Loire, Gironde) mostrano catture notevolmente ridotte rispetto agli anni 90 (ICES 2006), la produzione globale ammonta oggi a meno di un terzo, e non si osservano segnali di ripresa. Le catture da pesca di anguilla totali reali a livello Europeo erano stimate in circa 22-30.000 t (Moriarty e Dekker 1997). Le catture europee di ceche costituiscono dunque più o meno il 2 % del totale in termini di peso, ma sono oltre 2 miliardi di reclute in termini numerici (Feunteun 2002). Non esistono valutazioni relative alle catture di ceche in ambito Mediterraneo, anche se la pesca vi è praticata, almeno in Italia, ma i livelli di produzione sono assai più bassi rispetto a quelli dei paesi sul versante Atlantico. Tuttavia, il declino del reclutamento riportato per l'Europa trova conferma per quest'area, come dimostrano dati relativi al monitoraggio effettuato alla foce del Tevere, Lazio (Ciccotti et al. 2000, Ciccotti 2002, Ciccotti 2005). Gli effetti del ridotto reclutamento sullo stock di anguille adulte non sono facilmente dimostrabili, e necessitano indagini di lungo termine alla scala dei singoli bacini idrografici, in molti dei quali, tra l'altro, vengono praticati ripopolamenti proprio per sostenere la pesca a livello locale. L'esame delle catture di anguilla a livello Europeo mostra, in effetti, un trend discendente già a partire dagli anni 70, e progressivamente più marcato negli ultimi 10 anni. Decisamente più evidente è la situazione di contrazione delle produzioni se si prendono in esame le catture relative alle lagune Mediterranee, il cui andamento è assolutamente congruente con quello relativo alle produzioni lagunari italiane: le produzioni, che negli anni '70 ammontavano a circa 1500 t, si sono ridotte a 500 negli anni 90, fino a poco più di 200 negli ultimi 5 anni. Questo anche perché le produzioni di anguilla in ambiente lagunare risentono oggi non solo dei problemi di qualità ambientale e del ridotto reclutamento di anguille a questi ambienti conseguenza della contrazione degli arrivi di ceche, ma anche di cambiamenti nelle strategie gestionali. A causa della ridotta disponibilità di ceche, e degli incrementi di prezzo, le semine di anguille sono state progressivamente abbandonate anche in ambienti vallivi, e questo fa preferire altre specie, visto anche il lungo ciclo che l'anguilla esibisce in questi ambienti. Il decremento delle catture di anguille è evidente anche per le catture nelle acque interne, anche in Italia, nonostante che in questi ambienti in Italia, così come negli altri Paesi Europei, venissero effettuati ripopolamenti (oggi assai sporadici) i cui effetti potrebbero essere ancora presenti, soprattutto in ambienti lacustri.
Tendenza della popolazioneIn declino

Habitat ed Ecologia

Habitat ed EcologiaL'Anguilla Europea (Anguilla anguilla L. 1758) è una specie catadroma eurialina altamente migratoria. Il suo ciclo biologico, chiarito negli anni '20 dallo studioso danese Johannes Schmidt (Schmidt, 1922) è stato poi meglio definito da campagne oceanigrafiche condotte da McCleave e Tesch negli anni 80 e nuovamente nel 2006 e 2007. Dopo la schiusa, le larve, i leptocefali, sono trasportate attraverso l'Atlantico dalla Corrente del Golfo: questa migrazione, passiva, ha una durata presunta di circa due anni, anche se studi più recenti compiuti sulla microstruttura di otoliti di ceche suggeriscono che la migrazione possa avvenire anche in meno di un anno (Lecomte-Finiger 1992, Desaunay e Guérault 1997, Arai et al. 2000). Al limite della piattaforma continentale europea, i leptocefali compiono una metamorfosi, divenendo ceche, piccole anguilline trasparenti. A questo stadio le anguille colonizzano le acque costiere e continentali di tutte le coste Atlantiche e Mediterranee. In queste acque le anguille si accrescono per un periodo di durata estremamente variabile (6-10 anni, Tesch 2003), e iniziano la maturazione sessuale, che si accompagna a modificazioni a carico di vari organi e della livrea, tanto è vero che l'anguilla in questa fase è detta argentina. A questo stadio viene intrapreso, con la "smontata", il ritorno verso il mare. Le modalità della migrazione in ambiente oceanico non sono note, anche se si ritiene che l'anguilla deponga una sola volta.
L'Anguilla è presente in una ampia gamma di habitat acquatici (fiumi, canali, estuari, laghi, stagni e lagune), in relazione alla sua grande adattabilità alle diverse condizioni ambientali. Si tratta infatti di una specie eurialina, che ben sopporta anche variazioni di temperatura e tollerante anche alle ridotte concentrazioni di ossigeno. E' in grado di resistere a lungo fuori dall'acqua grazie alla respirazione cutanea e all'ampia vascolarizzazione della pelle (Tesch 2003). Predilige i fondali mobili nei quali si infossa nei periodi invernali, ma vive anche nei fondali duri. La densità di popolazione nei diversi habitat continentali, almeno in condizioni naturali, è dovuta essenzialmente alle modalità di invasione e colonizzazione da parte delle ceche, che a loro volta dipendono prima di tutto dalla distanza dal mare. In Italia, le lagune e le aree estuarine dei maggiori fiumi sono le aree in cui si osservano le densità più elevate. Nei corsi d'acqua, la densità decresce in funzione della distanza dalla foce, fino a diventare una presenza sporadica ad altitudini superiori ai 900-1.000 m slm.
AmbienteAcqua dolce, Marino
Altitudine
(metri sopra il livello del mare)
Max: 600 m

Profondità
(metri sotto il livello del mare)
Max: 50 m


Minacce

Principali minacceLe minacce alla specie Anguilla anguilla sono molteplici, e il fatto che il ciclo biologico della specie si svolga in parte nell'ambiente oceanico e in parte nelle acque continentali fa sì che essa risenta di impatti che si esercitano nell'uno e nell'altro ambiente. Le possibili spiegazioni del declino della specie sono molte, dipendendo da cause di origine naturale e da conseguenze di impatti antropici. Tra le prime, l'ipotesi più accreditata è che vi sia una dipendenza tra il declino del reclutamento e un cambiamento nei pattern di circolazione oceanica (Knights, 2003; Friedland et al., 2007). A sostegno di questa ipotesi vi è l'osservazione di un parallelo declino del reclutamento dell'anguilla Americana (Anguilla rostrata) in alcune parti del suo areale di distribuzione. Con tutta probabilità, comunque, la specie risente di una combinazione di cause che hanno compromesso la dimensione dello stock dei riproduttori emigranti dalle acque continentali. Possibili cause di riduzione dello stock sono infatti la predazione da parte di uccelli ittiofagi, soprattutto cormorani le cui popolazioni in Europa sono notevolmente incrementate, e la diffusione del nematode Anguillicoloides crassus. Questo parassita ha un ciclo i cui ospiti intermedi sono organismi che fanno parte della dieta di questa specie ittica, e allo stadio adulto si insedia nella vescica natatoria, organo particolarmente importante per l'anguilla, in relazione alla sua capacità natatoria necessaria per effettuare la migrazione fino all'areale di riproduzione. Questo nematode è comparso in Europa circa vent'anni fa, la contaminazione è avvenuta con materiale proveniente dall'Asia, e poi si è diffuso enormemente in tutta l'Europa in relazione ai trasferimenti per ripopolamento tanto che si ritiene che non vi siano più popolazioni indenni, e i livelli di infestazione sono ormai molto elevati, in tutte le popolazione che sono state esaminate. L'infestazione da Anguillicoloides crassus, come anche l'infezione da rabdovirus EVEX sono cause importanti di riduzione della efficienza natatoria delle argentine, e quindi delle sue capacità migratorie e riproduttive (Székely et al., 2003, 2004). Con riferimento agli effetti diretti degli impatti di natura antropogenica, vi è senza dubbio un impatto del prelievo da pesca, importante sebbene difficile da quantificare, mentre è sicuramente importante l'impatto dovuto alla perdita di habitat. Quest'ultima, legata a bonifiche e a riduzioni dell'estensione di zone umide ed estuarine, è stata considerevole in tutta Europa, anche se graduale nel corso della seconda metà dello scorso secolo (ICES, 2001; Feunteun, 2002), ma indubbiamente una larga parte degli habitat di acque interne in Europa è divenuta inaccessibile alle anguille a causa della costruzione di sbarramenti idroelettrici, dighe e altri ostacoli. Anche il degrado qualitativo degli habitat e la diffusione di contaminanti ha un ruolo, e questo aspetto è oggetto di numerose indagini recenti che hanno rilevato che l'accumulo di contaminanti, in particolare il PCB ha conseguenze sulla qualità dei gameti, sulle uova e quindi sulla fertilità (Palstra et al. 2005).
Per quanto riguarda più specificamente la situazione italiana e Mediterranea, le cause del declino sono condivise con quelle ipotizzabili per il resto dell'areale di distribuzione, e le azioni di impatto su descritte si rinvengono negli habitat colonizzati dall'anguilla in tutta l'Italia. Si osserva inoltre una notevole diffusione del parassita Anguillicoloides crassus, rinvenuta nella maggior parte degli stock locali di anguilla in Italia, e un elevato, seppur variabile, livello di contaminazione (Bettinetti at al 2011, Pujolar et al. 2009).

Misure di conservazione

Misure di conservazione Appare evidente che l'anguilla è una risorsa per la quale è ormai ampiamente riconosciuta la necessità di intervento e l'adozione di misure finalizzate alla gestione dello stock nonché alla sua conservazione. A partire dalla fine degli anni '90, il dibattito sulle possibili linee di intervento è stato molto acceso, ha coinvolto diversi aspetti che vanno dalla valutazione della portata del problema nei suoi molteplici aspetti a livello scientifico, a livello politico e a livello di strategie possibili da mettere in campo ai fini della tutela dello stock, cercando di tutelare le attività economiche connesse al suo sfruttamento. La portata del problema è da considerarsi alla scala europea, e più in particolare comunitaria, in quanto la specie è costituita da uno stock unico, distribuito in tutto il continente europeo, dove viene sfruttato e dove subisce una serie di impatti, e la cui conservazione dipende dal reclutamento e dall'emigrazione dei riproduttori al mare a partire da ogni singolo bacino. Il fatto che l'anguilla sia una specie catadroma, quindi, non limita alla fase marina il campo di applicazione delle misure comunitarie. Le peculiarità del ciclo biologico di questa specie, anzi, costituiscono elementi a sostegno della necessità di una strategia transnazionale di collaborazione in materia di gestione.
In termini di conservazione, l'obiettivo principale delle azioni di gestione è identificato nel consentire un adeguato livello di emigrazione di anguille argentine da ciascun bacino idrografico, o da ciascuna Unità di gestione (EMU, Eel Management Unit). Sono da considerare possibili obiettivi a livello locale, con particolare riguardo a obiettivi in termini di reclutamento/sedentarizzazione/colonizzazione nonché di emigrazione, da raggiungere con una varietà di strumenti che vanno da limitazioni alla pesca ad azioni di restauro ambientale e di ripristino della connettività longitudinale sui corsi d'acqua. Lo strumento che è stato individuato a livello comunitario affinché tutti gli Stati membri interessati allo sfruttamento della risorsa "anguilla" possano partecipare al processo di ricostituzione dello stock di questa specie è costituito dai Piani di Gestione Nazionali, che ciascun Paese ha avuto l'obbligo di elaborare ai sensi del Regolamento 1100/2007, che definisce il quadro per la ricostituzione dello stock di anguilla.
Tali Piani di Gestione, tra cui quello italiano, sono entrati in vigore tra il 2008 e il 2009. Nel mese di giugno del 2012 ciascun Paese ha avuto l'obbligo di compilare ed inviare alla DG Mare – CE, un primo Rapporto, che contiene sia lo stato di implementazione del Piano Nazionale di gestione, sia una serie di stime sullo stato degli stock locali , con particolare riguardo alla biomassa di anguille argentine emigranti in condizioni pristine (Bo), alla biomassa di riproduttori emigrante al momento attuale (Bcurrent), e stime delle mortalità da pesca e da altre cause. L'insieme di queste stime, fornite dai vari Paesi, confluirà nel processo di stock assessment che verrà effettuato per lo stock globale di anguilla, i cui risultati saranno noti alla fine del 2013. L'Italia ha provveduto a effettuare le stime richieste, che permettono di quantificare il livello di emigrazione in condizioni pristine, prima che si verificasse la contrazione dello stock ampiamente descritta, e il livello di emigrazione attualmente conseguito, alla luce delle prime misure di gestione attuate nell'ambito del Piano di Gestione Nazionale. In questo primo triennio di attuazione dei Piani, le misure attuate ai fini di contribuire alla ricostituzione dello stock hanno riguardato essenzialmente una notevole riduzione della mortalità da pesca, attraverso la chiusura della pesca di anguilla in molte Regioni, la riduzione dello sforzo di pesca in molti bacini e una nuova normativa per il prelievo e l'uso di ceche nelle acque italiane.
Il nodo cruciale costituito dall'esportazione di ceche di anguille verso Paesi extracomunitari, è stato risolto con inclusione dell'anguilla nell'elenco di specie all'annesso II (Appendice B) della CITES, a cui l'Italia ha aderito, inclusione che permette di regolamentare e controllare il commercio di anguilla e quindi anche di ceche. Al momento, l'Italia ha aderito alla quota zero di esportazione verso i Paesi extra-europei.

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